Il nome originale: | Battle of the Year: The Dream Team |
Anno: | 2013 |
Paese: | USA |
Genere: | Musicale |
Regia: | Benson Lee |
Attori: | Josh Holloway, Josh Peck, Chris Brown |
Durata: | 110 Min |
Qualita' video: | BDRip |
Traduzione: | Italian |
Visualizzazioni: | 1721 |
Jason Blake è stato un grande allenatore di basket, ma ora si trascina per casa, dentro la stessa felpa, attaccato alla bottiglia fin dal primo mattino. Il suo amico Dante, producer di successo, lo richiama alla vita, incaricandolo di mettere insieme una squadra di ballerini che possa volare in Francia e, dopo quindici anni, riportare negli Stati Uniti la medaglia della Battle of The Year, la più grande competizione di breakdance del mondo. Adattamento hollywoodiano in 3D di un precedente e fortunato documentario dello stesso regista (Planet B-Boy), ed esplicitamente in missione per conto della patria a stelle e strisce, rea di stare trascurando l’arte di strada a cui ha dato i natali, Battle of the Year è un prodotto curioso, che lascia quasi interdetti. Di contro ai numerosi film sulla danza in cui le vicende sacrificali, sentimentali ed esistenziali del protagonista occupano il centro della scena, relegando coreografie e spettacoli a pochi momenti mirati, mai eccessivamente espansi, qui il ballo slitta in prima posizione, ma sullo sfondo, semplicemente, non c’è nient’altro. Non si può certo, infatti, dare dignità narrativa seria al trauma del coach, ridotto a francobollo formato fotografia, né alla selezione degli aspiranti breakers, declinata sui soliti clichés e mai realmente problematizzata. Se si aggiunge che quella di Chris Brown nei panni di Rooster è in fondo una lunga comparsata, quello di Josh Holloway un caso di miscasting e che manca del tutto uno spaccato sociale e linguistico verosimile, ogni speranza appare a prima vista perduta. Eppure, in soccorso del filmmaker coreano-americano Benson Lee, sopraggiunge il distinguo, che lui stesso solleva opportunamente all’interno del film, tra arte e sport. Se il B-boying, ad alti livelli, si presenta, allora, come un riuscito connubio delle due cose, il film di Lee è tutto meno che arte, ma ha una sua fisionomia riconoscibile come film sportivo, per quanto il livello non superi la media. È insomma nella lotta per la vittoria che il film ingrana la marcia, grazie ad un pilota automatico sperimentato in mille occasioni. Ogni tentativo, invece, di creare una corrispondenza tra la componente aggressiva e quella espressiva, che dia sostanza alla natura e alla storia della breakdance americana, si annulla nella vacuità del copione e delle situazioni senza inventiva