Il nome originale: | Lang Zai Ji |
Anno: | 2009 |
Paese: | Cina |
Genere: | Dramatico |
Regia: | Tian Zhuangzhuang |
Attori: | Joe Odagiri, Maggie Q |
Durata: | 104 min. |
Qualita' video: | DVDRip |
Traduzione: | Sub ITA |
Visualizzazioni: | 1535 |
Inviato dall'imperatore a combattere le tribù nomadi del confine occidentale, il generale Zhang, incontra il pastore Lu, un giovane eremita che disprezza la violenza e preferisce viver solo in condizioni estreme. Intuendo in lui il potenziale di un grande guerriero, Zhang lo arruola contro la sua volontà e gli passa il testimone del comando al momento della propria morte. Ma la sosta forzata delle truppe presso la tribù degli Harrans favorisce l'incontro tra il solitario Lu e una donna misteriosa, che vive nascosta. La passione travolge i due amanti, ma sugli Harrans grava un'antica maledizione alla quale nemmeno Lu potrà sottrarsi. Adattamento del racconto del giapponese Yasushi Inoue, The Warrior and the Wolf chiama a godere del fruttuoso banchetto del filmone cinese epico-storico il controverso Tian Zhuangshuang, sperando che possa moltiplicare i pani e i pesci col suo tocco autoriale. Non funziona così. Il film scarta le promesse di cappa e spada per soffermarsi dapprima brevemente sul rapporto padre-figlio tra il generale e Lu, quindi su quello solo per metà umano ma di grande tenerezza tra Lu e un cucciolo di lupo e infine tra quello più esplicitamente animale tra il protagonista e la bella sconosciuta del villaggio maledetto. A questo punto si può dire addio al racconto, fosse anche solo quello descrittivo della dura vita delle truppe negli splendidi paesaggi montuosi, e arrendersi al tedio delle reiterate sequenze di amplessi senza stile, ai ralenti bucolici, ai salti temporali senza giustificazione o interesse di sorta. La presunzione di Tian Zhuangshuang lo spinge ad assemblare soddisfatto i bei volti delle due star Joe Odagiri e Maggie Q, una fotografia virata nei toni del verde e del blu e qualche evocativa ripresa dall'alto, pensando che l'immagine comunichi a sufficienza con lo spettatore in questo modo e dimenticando il respiro del film, lasciandolo, cioè, bellamente inanimato. Ansioso di disattendere regole e promesse del genere di riferimento, il regista si arena in una palude senza pathos e senza logos. Un poema epico è scritto in versi, ma questa è solo una parafrasi scadente.